Anteprima: un’intervista a Ferruccio Diozzi
Quando ti mancano le parole giuste, che cosa fai? Nel nostro settore vengono in aiuto vocabolari per bibliotecari e bibliofili. Non perché si sia smemorati, solo che i termini sono sempre da adeguare al contesto. Uno di questi documenti indispensabili è il “Nuovo glossario di biblioteconomia e scienza dell’informazione”, il cui autore, Ferruccio Diozzi, sarà nostro ospite alla Summer School. Il suo intervento è in calendario per il 30 agosto 2022 al Centro culturale di Brusaporto. Diozzi, già responsabile del Centro di Documentazione del CIRA (Centro Italiano di ricerche aerospaziali) sarà con noi in maniera immersiva, mettendosi a disposizione dei partecipanti fin dall’inizio, con la sua enorme competenza specialistica. Estrarremo con lui delle “parole” apparentemente facili, ma che rimandano a precisi impegni amministrativi, di sicurezza e biblioteconomici. Nuove parole che ci permetteranno di ampliare le pagine di quel diario del tutto personale che ogni biblioteca scrive per sé e per i suoi pubblici.
Qualche domanda preliminare ci serve per inquadrare i temi che Diozzi tratterà con noi.
- Proviamo a pescare dal tuo glossario alcune parole chiave. Le scegliamo in ordine alfabetico? Quali sono le parole che ti aspetti possano essere utili per gli amministratori?
[Diozzi] Mi avete affidato un esercizio piacevole e al tempo stesso difficile, considerato che occorre prendere in considerazione lemmi o locuzioni che rappresentano momenti diversi delle attività delle biblioteche. Occorre tenere d’occhio le numerose interazioni con altre aree disciplinari diverse dalla biblioteconomia e dalla scienza dell’informazione da un lato; dall’altro occorre considerare metodi e forme di lavoro che si sviluppano anche all’esterno delle biblioteche. Ci provo, ecco un primo elenco:
- A, Advocacy
- B, Business information
- C, Continuità operativa
- D, Digitalizzazione, Disintermediazione
- E, Esternalizzazione
- F, Fact checking, Fundraising
- G, Gaming
- I, Information literacy
- R, Reference service
- S, Smart working, Social reading, Soft skills
- Se dovessi dare un suggerimento a un amministratore che si affaccia al settore cultura, quali “parole chiave” useresti per qualificare il suo mandato?
[Diozzi] Un amministratore si trova ad affrontare la dimensione del fatto culturale e non solo dello specifico settore delle biblioteche. Deve tenere sempre in conto la sua grande complessità, soprattutto in un Paese come l’Italia che, nel mondo occidentale, continua a rappresentare, a mio modo di vedere, un eccezionale unicum. Occorre avere fiducia nella capacità che gli investimenti proposti o realizzati garantiscano sempre importanti ritorni, adottando quanto più possibile i metodi dell’innovazione sociale che oggi cominciano ad essere un significativo terreno d’incontro tra pubblico e privato. Inoltre si può garantire, per quello che è possibile, la manutenzione dell’investimento fatto assicurandone la continuità.
- Non sono molte le biblioteche specialistiche in cui un giovane oggi può trovare lavoro. Eppure la tua esperienza lavorativa è stata straordinaria. Quale consiglio daresti a un ente privato (sanità, impresa, associazione sportiva…) affinché si attivi per l’apertura di una biblioteca specialistica con personale adeguato? Lo ritieni un passo da fare?
[Diozzi] Quello che dici è assolutamente corretto: le biblioteche specialistiche, operanti in contesti aziendali o di enti pubblici, attivi nel settore della ricerca o in altri ambiti, sono in numero minore che nel recente passato e certamente inferiori alle necessità. Conseguentemente è più difficile per giovani professionisti operare le prime esperienze lavorative in questi contesti. E’un paradosso, nel momento in cui il sistema universitario e dell’alta formazione del nostro Paese ha ormai, nello specifico settore della biblioteconomia e della scienza dell’informazione, una completezza maggiore anche del recente passato, con corsi di laurea e percorsi professionalizzanti assolutamente adeguati e in grado di sostenere la formazione di neo-bibliotecari in tutti i settori, da quello della pubblica lettura a quello accademico o inerente specialismi più pronunciati. Investire nelle biblioteche specialistiche può costituire un passaggio importante in enti pubblici e privati e forse anche la diffusione dei metodi dell’innovazione sociale, cui accennavo prima, può dare una forte mano in senso generale. Sul versante più operativo i singoli dipartimenti universitari, in cui operano oggi ottimi docenti e ricercatori nelle nostre aree disciplinari, stanno facendo crescere la dimensione gestionale della biblioteconomia e possono contribuire a migliorare il “placement” dei propri laureati, anche sostenendo la crescita di biblioteche specialistiche.
Si tratta di lavori specialistici che richiedono studio e impegno costante, e che hanno senso se si adotta l’idea di una biblioteca che debba nutrire le sue collezioni fin dalle fonti primarie, per guadare (non solo guardare) le sponde che uniscono l’informazione alla conoscenza. Un fiume possente di dati e documenti. Ricordiamo “Il mulino del Po” e il suo messaggio letterario su come sia aggrovigliato il bandolo della Storia. Noi tutti ci siamo dentro, buona scelta esserlo come attori consapevoli della pubblica amministrazione, che agiscono dentro le pieghe della natura e della società.
Consigli di lettura pre Summer School:
Diozzi F. “Come garantire la continuità operativa in biblioteca”, Milano: Bibliografica, 2021
Diozzi F. “Nuovo glossario di biblioteconomia e scienza dell’informazione”, Milano: Bibliografica, 2021
A cura di Viviana Vitari – Biblioteca “Lanfranco da Albegno” di Treviolo
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Come anteprima al nostro incontro, Ferruccio Diozzi ci anticipa alcune considerazioni in tema di innovazione. Che cosa ne pensate?
L’innovazione è oggi un fenomeno diffuso in tutti gli ambienti sociali. Da concetto e metodo dotato di una sua propria caratterizzazione disciplinare all’interno della scienza organizzativa, ha assunto una centralità assoluta nell’analisi della società, nell’agire politico, nella vita di tutti i giorni. Promuovere e realizzare innovazione sono diventate priorità nel consorzio umano.
Ciò è conseguenza dei cambiamenti epocali che stanno segnando questa prima parte del XXI secolo, e che realizzano, peraltro, alcune previsioni sullo sviluppo della società post-moderna formulate nei decenni passati. Pensiamo alle trasformazioni urbane, la cui evoluzione sta assumendo e assumerà nei prossimi decenni un peso preponderante a livello mondiale; alla definizione di paradigmi economici che siano in grado di contemperare le ragioni dello sviluppo con quelle della sostenibilità del Pianeta; all’attuale diffusione dell’informazione, con tutte le sue criticità in termini di squilibri creatisi e di ricerca di affidabilità; alla transizione nel campo delle tecnologie dell’informazione con l’enorme impatto che ha e avrà l’avvento e la diffusione del quantum computing.
Questi fenomeni costituiscono già di per sé innovazione in una misura, qualitativamente e quantitativamente, non comparabile nel passato ma, va detto, non ci si trova di fronte a fatti irreversibili e caratterizzati solo da valenze positive: l’innovazione può consegnare grandi risultati ma deve essere compresa, dove necessario governata con approcci strutturati, essendo capaci di scegliere ciò che funziona meglio.
Per essere attuata l’innovazione va inoltre progettata e praticata con metodi adeguati, il che avviene, ad esempio, attribuendo il giusto peso alle conoscenze e alle competenze sviluppate dalle persone all’interno delle organizzazioni, enfatizzando, tra l’altro, i c.d. “asset intangibili”, termine che indica risorse e patrimonio non incorporati in beni fisici o in attività finanziarie che presentano ancora diversi problemi di riconoscibilità, formale e sostanziale. Ciò implica, tra l’altro, governare le trasformazioni di funzioni e compiti, più in generale i veri e propri cambiamenti di missione, che si generano all’interno delle organizzazioni che innovano e si rinnovano.
Un contributo significativo al concretizzarsi di fenomeni e processi innovativi proviene dalle biblioteche, organismi che sono stati caratterizzati, in tutti questi anni, da capacità rilevanti nella gestione del cambiamento e nella ricerca di nuovi approcci e di nuovi paradigmi che consentivano loro di ri-affermarne la funzione nel contesto contemporaneo. E più volte, negli ultimi anni, si è avuto occasione di sottolineare come, nella teoria e soprattutto nella pratica di biblioteche e di bibliotecari, si siano prodotti molteplici esempi in tal senso.
Per questo osservare (e guidare) l’innovazione in biblioteca significa anche prendere in considerazione
• da un lato le diverse nuove caratteristiche del suo profilo di missione,
• dall’altro individuare le conoscenze, le competenze e le abilità che si riveleranno necessarie.